Non chiamatelo campeggio! Il bivacco nelle escursioni è una vera e propria istituzione, ecco 5 regole per farlo al meglio

Adriano Bocci  | 24 Apr 2024
Bivacco Farello, sulle alpi

La legge non ammette ignoranza. “Campeggio libero”. Visto? Letto da qualche parte? Sicuramente, certo, ma è molto raro. Piazzare una tenda può sembrare easy in mani esperte, magari roba da poco, una cosa anche normale. Ma in effetti ci sono differenze sostanziali fra ciò che è campeggio e ciò che non lo è.

Magari a primo impatto può sembrare solo un termine tecnico, oppure un termine usato (impropriamente) per indicare il rifocillamento alcolico, che in effetti alcuni alpini “prescrivono” amorevolmente come medicina. Un po’ di grappa e passa tutto, dice ancora qualche nonno, ma il bivacco non è campeggio. Non ci riferiamo a dei sinonimi e le motivazioni vanno sul legale. Ecco 5 regole per farlo al meglio.

In primis, che significa bivacco? Informarsi sulle differenze regionali

Il bivacco Guiglia, sulle Alpi
Il bivacco Guiglia, sulle Alpi

Prima le cose importanti, come dicono all’inglese. Legislativamente parlando, il campeggio non è bivacco. Si usa come sinonimo ma le differenze sostanziali risiedono in 3 punti precisi:

  • tempo;
  • strumentazione di pernottamento;
  • luogo.

La differenza quindi è questa: con bivacco si intende una sosta notturna al fine di pernottare (dormire) utilizzando, o meno, strutture e ripari. Con bivacco, infatti, sulle Alpi si intendono anche rifugi incustoditi lasciati apposta per gli alpinisti. Ad ogni modo, le strutture o i ripari del bivacco rimangono funzionali da dopo il tramonto a prima dell’alba. Il campeggio implica l’utilizzo di strutture che rimangono stabili oltre 48 ore, e più in generale durante il giorno.

Il bivacco si può usare quasi ovunque come soluzione di emergenza, come detto prima, per pernottare. Il campeggio, invece, generalmente è vietato se non in appositi luoghi che lo permettono. Il quasi di poco fa è dato dal fatto che la legge cambia regione per regione, ergo c’è bisogno di informarsi. Ad esempio, in Trentino la sosta con tende o altro è vietata vicino alle strutture ricettive, cioè alberghi, ostelli, agriturismi et alii.

Invece nella Valle d’Aosta il campeggio è libero solo oltre i 2500 m di altitudine, solo dal tramonto all’alba, mentre il bivacco è vietato vicino alle strutture ricettive e in tutto il territorio del Parco nazionale del Gran Paradiso. In Veneto, invece, il campeggio libero è vietato fuori dalle aree specificatamente attrezzate per farlo. Nelle Marche, addirittura, il bivacco va fatto previa autorizzazione del Comune e con l’invio di un nulla osta che descriva cosa utilizziate per dormire.

Considerato, quindi, che purtroppo non c’è una legislazione valida omogeneamente per tutta l’Italia, e che utilizzare il termine bivacco potrebbe tirarvi fuori da situazioni sgradevoli, procediamo con 5 piccole regole per farlo al meglio. Ricordiamo, appunto, che il bivacco si può fare in una tenda portatile o, all’occorrenza, in una grotta naturale, in parete o sul fondo di un crepaccio: quando si tratta di una emergenza non ci dovrebbero essere problemi.

Scaldarsi bene

sacco a pelo

Con bivacco si intendono ulteriormente 3 cose: rifugio, casera, bivacco. Il rifugio è una costruzione adibita al pernottamento, con cucine, camere, acqua, e si pagano. La casera è praticamente un rifugio generalmente non custodito, che non si paga, e ben più spartano (con forse una panca e un tavolo e un paio di letti, e di un camino). Un bivacco di solito è più piccolo, in lamiera, con brandine in ferro e forse un tavolo.

La notte sarà quasi sempre fredda, insomma. Per scaldarsi vi consigliamo un sacco a pelo 4 stagioni che torna sempre utile, antistrappo e che pesa meno di un kg e mezzo. Ad ogni modo, è sempre utile rifocillarvi a dovere con delle bevande calde in un thermos o dei piatti caldi, da tenere all’occorrenza. Per quanto abbassare la temperatura corporea tecnicamente concili il sonno, il freddo pesante può avere l’effetto contrario. Se siete in una casera o in un bivacco non creato da voi, e c’è una stufa o un camino, organizzatevi.

Prevedere dove dormire e cosa mangiare

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Se il percorso è ben previsto, è sempre una buona idea prevedere anche dove si andrà a dormire. Se dovremo andare in una zona di montagna, e c’è la presenza di piccoli rifugi o grotte, è sempre bene prevedere come le cose potrebbero andare, anche e soprattutto a livello di meteo.

Fra le previsioni del caso serve organizzazione anche a livello food. Serve organizzare in anticipo i pasti dei giorni: servono almeno il pranzo e la cena della prima giornata e la colazione per il mattino seguente. Senza scordarsi, se lo stomaco non le rigetta troppo, di eventuali snack; preferite carboidrati e proteine agli zuccheri che, dopo un “boost” iniziale, vi porteranno all’effetto contrario. Per comodità, provate un po’ di riso in busta, che con poco più di mezzo litro d’acqua e un pentolino avete due etti di risotto cremoso, che si gonfia, a meno di un euro e 70. E poi, in poco spazio nello zaino.

Ultimo ma non ultimo, il Club Alpino Italiano (CAI) mantiene sotto la propria ala più di 750 strutture, adibite anche al bivacco. Per usufruirne c’è bisogno di piccole quote (che si riducono se siete tesserati al CAI) e di un po’ di documentazione specifica che troverete qui. Queste strutture erano state interdette all’uso nel 2020, ma nel 2022 sono tornati riutilizzabili. Ad ogni modo, se state pianificando di aver bisogno di un bivacco, la lista delle loro strutture la trovate qui. E se invece sapete di poter fare bivacco anche abbastanza spesso, noi di GoodTrekking vi consigliamo 5 accessori indispensabili proprio per ogni evenienza.

Proteggersi con criterio

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Per quanto possa sembrare scontato, non lo è. Vestirsi a cipolla è una necessità: andare per strati combatte il freddo meglio di ogni altra cosa: andate su maglie tecniche, felpe e giacche impermeabili per proteggersi dal vento. Non fate l’errore di andare leggeri, o finirete per consumare più cibo e calorie del necessario, lasciandovi spossati, deboli e potenzialmente inabili a continuare scalate, soprattutto se non siete esperti. Altre parti importanti sono comodità e resistenza, ma anche avere equipaggiamento impermeabile è sempre utile.

Andare con calma

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Portate pazienza ed andate con calma, seguendo più o meno i vostri ritmi naturali e i ritmi della natura. Condividere gli spazi non è una cosa da poco, ne è una cosa da tutti i giorni, quindi preparatevi mentalmente soprattutto se non state andando in 2 col vostro partner, o persino in gruppo. Un consiglio? Portatevi dei tappi per le orecchie, perché nella maggiorparte dei casi dove deciderete di dormire sarà anche un luogo in cui farete un sacco di foto. La maggiorparte dei rifugi e dei bivacchi sono situati in posti spettacolari, con i punti più interessanti per girare qualche video: ne varrà la pena.

Posizionamento corretto del bivacco

In primis, il vostro primo nemico sarà il vento: dovete posizionare la tenda in modo che sia almeno parzialmente riparata dal vento. Posizionatevi ed ancoratevi vicino ad alberi, grandi rocce ed evitate gli spazi aperti per evitare che il piacere del bivacco se ne voli via. Se la posizione vi permette, e sottolineo permette di avere anche una buona visione del panorama, tanto meglio: le foto dell’alba vi ringrazieranno, ma non può essere una priorità a discapito della sicurezza.

Avete bisogno, quanto possibile, di sostare su un terreno non problematico, pieno di rocce, fango o spine. Stare sulla terra facilita il saldo ancoraggio dei picchetti, che è sempre prioritario. Se poi vicino a voi c’è una fonte d’acqua, tanto meglio, ma per la vostra salute bollite tutta l’acqua che trovate o almeno utilizzate filtri e pastiglie. Nei brutti casi in cui vi trovate proprio accanto ad un ruscello, per una qualsiasi pioggia potreste finire in un disastro. Ultimo ma non ultimo, evitate di accendere i fuochi, che spesso è vietato. Per il resto, divertitevi anche per noi!

Adriano Bocci
Adriano Bocci


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